Ma perché dare al sole,
Perché reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia
Georges Bataille (1897 – 1962) è stato un filosofo e romanziere francese attivo intorno alla metà del Novecento. Figura controversa e dibattuta, fu definito da Michel Foucault come uno dei più importanti scrittori del secolo. Il suo pensiero è poliedrico e non è ascrivibile a nessuna specifica disciplina: sfiora l’antropologia, la politica, la filosofia, la teologia, la psicoanalisi e la scienza, nel tentativo di cogliere un andamento più generale e di superare i limiti del dicibile e del pensabile – guadagnandosi per questo l’appellativo di nouveau mystique da parte di Jean-Paul Sartre. Così, anche nella sua opera di economia politica, La Part Maudite (1949), primo libro di un progetto più ampio, Bataille intende delineare non un’economia come comunemente la si intende – un insieme di operazioni isolabile – bensì l’economia generale, poiché l’attività produttiva deve essere studiata a partire dalle “modificazioni che riceve da ciò che la circonda”. Bataille non fonda i principi della sua economia nel superficiale mondo costruito dall’uomo della tecnica, che si è imprigionato in un sistema chiuso, in funzione dell’utile, ma nel flusso di energia solare che percorre la superficie terrestre. Quello del sole è però un dono con una contropartita, poiché utile alla crescita del vivente fino a un limite, raggiunto il quale comincia il dispendio improduttivo. Come afferma il principio di entropia: «la freccia punta verso il disordine crescente, culminante nella cosiddetta “morte termica” dunque “ il tempo della termodinamica non è reversibile, poiché tende al degrado di tutto l’essere”»[1]

Il vortice e lo straniero. Opera dell’artista Liliana Sanna, su gentile concessione a Rivista Palomar.
Bataille spiega la logica che governa la Terra partendo da fatti elementari: «l’organismo vivente, nella situazione che i giochi dell’energia determinano sulla superficie del globo, riceve in teoria più energia di quanta sia necessaria al mantenimento della vita: l’energia (la ricchezza) eccedente può essere utilizzata per la crescita di un sistema (per esempio di un organismo), ma se il sistema non può più crescere, o se l’eccedenza non può per intero essere assorbita nella sua crescita, bisogna necessariamente perderla senza profitto, spenderla, volentieri o meno, gloriosamente o in modo catastrofico»[2]. Il movimento dell’energia solare non ha il mero fine della crescita della vita – come vorrebbe una logica utilitaria, fortemente criticata da Bataille – ma ha un fine ultimo, che coincide con la sua morte. La morte termica, il dissiparsi dell’energia, si sottrae alla luce della ragione strumentale, esula dalla comprensione dell’uomo che non sa vedere aldilà del proprio fine particolare. Nonostante ciò egli non può che assecondare questo movimento, poiché ne fa parte. L’ignoranza, però, fa subire il dispendio improduttivo come fosse una maledizione, poiché l’energia accumulata, la ricchezza, la vita stessa, sfuggono inesorabilmente e questa fuga non viene capita. L’energia si disperde e l’uomo, in preda all’angoscia, crea sistemi razionali che eludono la paura della morte o, peggio, del niente. Asservito da questi sistemi il soggetto rende se stesso cosa poiché proietta la sua immagine in un progetto salvifico e si dispone in funzione di esso: diventa così oggetto, mero strumento della ragione. La sovrastruttura costruita dall’uomo ha snaturato, secondo Bataille, la sua esistenza e invaso le modalità stesse del pensiero che non riescono più a prescindere dal calcolo dell’utile, in cui tutto viene salvato in funzione di un’esasperata crescita senza limiti. L’utile ha invaso ogni aspetto della vita, o quasi, poiché «la decongestione fu in ogni tempo oggetto di una ricerca febbrile nel punto più oscuro della coscienza»[3].
Ne La limite de l’utile, opera in cui sono raccolti frammenti di una versione inedita de La parte maledetta, Bataille approfondisce la descrizione del mondo alimentato dall’inesauribile prodigalità del sole: gli atomi della superficie terrestre si agglomerano in molecole che formano successivamente gli animali e le piante, che costituiscono piccoli mondi autonomi. L’autonomia della vita contrasta il moto solare poiché le particelle tendono al particolarismo, sono avide di energia. L’individuo è, così, diviso tra due forze antagoniste: una conservativa e una distruttiva.

Il sacrificio della luce. Opera dell’artista Liliana Sanna, su gentile concessione a Rivista Palomar.
Nel corso della storia ha progressivamente prevalso la logica conservativa utilitaria, di cui Bataille ricostruisce la genealogia: il mondo di oggi è, infatti, solo l’ultima fase di un lungo processo di adombramento. Agli albori della civiltà la dilapidazione come esito necessario del percorso dell’energia era sentita come necessaria: «l’uomo primitivo non era estraneo all’universo, pur affrontando qualche angoscia, egli ne guardava lo spettacolo come una festa cui era invitato»[4]. Le società dell’antico Messico, ad esempio, studiavano la scienza architettonica per costruire immense piramidi che li avvicinassero al cielo e sulla sommità di queste un sacerdote strappava il cuore alla vittima con un coltello di ossidiana, offrendolo ancora pulsante al sole; le guerre non erano di conquista bensì erano necessarie per mantenere vivo l’astro solare, il quale senza un continuo fluire di sangue si sarebbe spento: non importava vincere o perdere, importava il sacrificio; il corpo, sin dalla nascita, era “offerto e promesso alla terra e al sole”; i fanciulli più belli erano immolati per il culto solare per esasperare lo spreco. I miti delle origini aztechi narrano che il sole nacque dal martirio di Nanauatzim che si offrì di illuminare il mondo gettandosi nel fuoco. La stella madre, sorgente della vita, era il simbolo stesso del sacrificio.
L’importanza del sacrificio è dovuta al fatto che esso
restituisce al mondo sacro ciò che l’uso servile ha degradato, reso profano. L’uso servile ha reso cosa (oggetto) una realtà che, nel profondo, è della stessa natura del soggetto, che si trova con il soggetto in un rapporto di intima partecipazione. Non è necessario che il sacrificio distrugga, propriamente, l’animale o la pianta che l’uomo dovette rendere cosa per il proprio uso. Basta che li distrugga in quanto cose, in quanto sono divenuti cose. La distruzione è il miglior mezzo per negare un rapporto utilitario tra l’uomo, l’animale o la pianta. Ma essa giunge raramente all’olocausto[5].
L’uso utilitario racchiude la realtà nei limiti della sua funzionalità, la cosifica. Per diventare sovrani (l’uomo sovrano di Bataille è affine all’Übermensch nietzschano) è necessario, secondo Bataille, affrancarsi dal particolarismo, così da diventare liberi dal giogo della logica utilitaria: la libertà si esprime nella depènse improduttiva volontaria, nella possibilità di spendere gloriosamente il surplus di ricchezza, nella distruzione violenta della parte maledetta.

Eva Futura. Opera dell’artista Liliana Sanna, su gentile concessione a Rivista Palomar.
L’essere umano con lo sviluppo della tecnica ha alterato, secondo Bataille, la dinamica immanente del mondo: la sua attività «aumenta la massa di materia vivente aggiungendovi apparecchi, composti di un’immensa quantità di materia inerte, che accrescono in modo considerevole le risorse di energia disponibile. […] Le tecniche, insomma, hanno permesso di estendere – di riprendere – il movimento elementare di crescita che la vita compie nei limiti del possibile»[6]. Il mondo nelle mani dell’uomo è degenerato: la repentina crescita economica delle rivoluzioni industriali ha comportato un eccessivo accumulo di ricchezza che si è cercato di trattenere in vista di una crescita illimitata. Così, l’uomo, che voleva tutto ridurre alla sua sfera di comprensione, ha creato qualcosa di ancor più ingestibile.
Seguendo il filo dell’argomentazione bataillana verrebbe da chiedersi se nella distruzione di questo mondo non stessimo semplicemente realizzando il suo destino. La tecnica offrirebbe solo l’illusione di avere la realtà sotto controllo: essa è, in realtà, la conseguenza del potenziarsi del flusso di energia elargito dal sole, che è inarrestabile. Nulla è allora nelle mani degli esseri umani: essi assecondano la vita che fluisce incessante, la seguono nei suoi movimenti, nel suo intensificarsi nella dinamica vertiginosa del consumo, fino a un ritmo folle ed autodistruttivo. Seguono la vita fin dentro alla morte, fino alla morte del sole.
Articolo di Maria Carolina Mitchell
Tutte le immagini dell’articolo sono opere dell’artista Liliana Sanna, che ringraziamo.
[1] AMÉRY, Jean, Rivolta e rassegnazione. Sull’invecchiare, trad. it. di Enrico Ganni, Torino: Bollati Birighieri, 1988, p.28.
[2] BATAILLE, Georges, La part maudite précédé de La notion di dépense, Editions de Minuit, Paris, 1967; trad. it. di Francesco Serna, introduzione di Franco Rella, La parte maledetta, Torino: Bollati Boringhieri, 2015, p. 73.
[3] BATAILLE, Georges, La part maudite précédé de La notion di dépense, Editions de Minuit, Paris, 1967; trad. it. di Francesco Serna, introduzione di Franco Rella, La parte maledetta, Torino: Bollati Boringhieri, 2015.
[4] BATAILLE, Georges, La limite de l’utile (fragments), Editions Gallimard, 1976; trad. it. di Felice Ciro papparo, Il limite dell’utile, Milano: Adelfi Edizioni 2000, p. 26.
[5] BATAILLE, Georges, La part maudite précédé de La notion di dépense, Editions de Minuit, Paris, 1967; trad. it. di Francesco Serna, introduzione di Franco Rella, La parte maledetta, Torino: Bollati Boringhieri, 2015, p. 104.
[6] BATAILLE, Georges, La part maudite précédé de La notion di dépense, Editions de Minuit, Paris, 1967; trad. it. di Francesco Serna, introduzione di Franco Rella, La parte maledetta, Torino: Bollati Boringhieri, 2015., p. 86