Eccoci di nuovo qua, con qualche consiglio di lettura per queste feste, che, almeno per noi, più cresciamo più si fanno inquietanti. I Rolling Stones ancora vivi mentre i parenti se ne vanno; gli inverni ormai inesistenti con la neve che è un miracolo al termine dell’anno più caldo nella storia della civiltà umana; il pianeta devastato dalle guerre.
Che fare, dunque? Come agire? Cosa significa “agire”, se c’è da farlo? Come vivere in questo presente che fugge ma resta sempre identico? Dobbiamo rassegnarci ad un fatale Tramonto dell’Occidente, che sembra profilarsi all’orizzonte?
La convinzione che risposte a questo tipo di domande, ormai, non possano provenire dalla filosofia è radicata, e forse a ragione. Chissà. Certo è che pensarci non ci assolve dal comprare i regali di Natale: abbiamo quindi ritenuto utile semplificare un po’ la vita a chi, come noi, non sa da dove cominciare.
Gilles Deleuze, “Il Freddo e il Crudele”, SE, 1991
Opera a cavallo tra filosofia, psicologia, psicoanalisi e critica letteraria, il Freddo e il Crudele di Gilles Deleuze, del 1967, offre un’analisi acuta del sadismo e del masochismo, scardinando la concezione che vorrebbe i due fenomeni l’uno il rovescio dell’altro. Se c’è scambio delle posizioni, è solo una pseudo-versatilità.
Analizzando le opere di Sacher-Masoch in opposizione a Sade, incrociandoli con Freud, esce un ritratto di due modi eterogenei di giocare con la Legge, di metterla in scacco, di resisterle o di porsene al di fuori, tutto per il godimento. Ne vengono tratteggiate anche diverse alleanze inconsce rispetto ai personaggi edipici (madre, padre, figlio, figlia) e alle istanze freudiane della psiche (Io, Super-io), che i personaggi del sadico e del masochista inscenano. Pare che i due non possano incontrarsi, o non sarebbero tali. Pare che possano imitarsi a vicenda, ma solo per riaffermare se stessi. Un viaggio analitico ed estetico ai limiti dell’etica.
Consigliato da Mattia Giordano
Ernst Jünger, “Trattato del ribelle”, Adelphi, 1960
Si può essere pienamente liberi attraverso il sistema delle elezioni democratiche? Assolutamente no dato che la nostra libertà si riduce a poter dire si a questo o a quello – avrebbe risposto Ernst Jünger nel 1951 con il suo Trattato del ribelle. Occorre realizzare nuove strategie attraverso cui gli esseri umani possono impadronirsi della vera libertà per cui sono destinati. Per riuscirci in una società democratica è però necessario passare al bosco: con questa espressione Jünger si riferisce a quei fuorilegge medievali che operavano il bene fuggendo le regole ingiuste dei poteri stabiliti.
Essere ribelli oggi significa allora dire no al rattrappimento delle nostre libertà personali, all’omologazione e all’appiattimento culturale cui ci consegnano le società dei consumi. Non deve spaventare la solitudine, perché può (ri)trovarsi e fare esperienza della propria interiorità soltanto chi è davvero libero. Ma lungi dallo sfociare in solipsismo, questa intimità deve essere il punto di partenza per diventare cittadini coscienti, allenati a ribellarsi alle tante promesse di falsa libertà di questa nuova società illiberale occidentale.
Consigliato da Lorenzo De Benedictis
Carlo Galli, “Democrazia, ultimo atto?”, Einaudi, 2023
Un panphlet mosso dalla domanda, non spontanea, sulle sorti della democrazia liberale: nell’epoca delle policrisi globali, siamo forse di fronte al suo “ultimo atto”? E perché «la crisi del mondo liberale è sopravvenuta senza che le forze della sinistra l’abbiano vista arrivare, né riuscissero a porvi rimedio»? E perché è invece sfruttata dalla destra?
La risposta di Carlo Galli prende la posizione di un “realismo critico”, genealogico, che a partire dall’analisi concreta delle contraddizioni della democrazia liberista vuole immaginare una democrazia realmente «politica».
Consigliato da Linda Dalmonte
Jennifer Guerra, “Il corpo elettrico”, Tlon, 2020
Il corpo elettrico di Jennifer Guerra, scrittrice e giornalista, pubblicato nel 2020 da edizioni Tlon, rivela una riflessione profonda e coinvolgente sul corpo femminile. Il titolo del libro fa riferimento alla poesia Io canto il copro elettrico, contenuta nella raccolta Foglie d’Erba di Walt Whitman. In sole 150 pagine, l’autrice delinea un percorso articolato, suddiviso in temi, ognuno diverso dall’altro ma tutti interconnessi con il nucleo centrale del corpo. Guerra esplora il corpo inteso come inizio e limite di ogni nostra azione, definendolo come primo confine dell’universo. Il corpo è il soggetto primario da cui dovremmo ripartire, un bene unico che nessuno può sottrarci.
Nel raccontare questo soggetto, l’autrice parte dal femminismo della seconda ondata, dai gruppi di autocoscienza femminile e dal concetto del personale politico sviluppato da Carol Hanisch. Racconta della prima volta in cui le donne divennero consapevoli del loro genere come segmento sociale all’interno di un’istituzione ben definita e definibile, ovvero il patriarcato. Il racconto si estende fino ai Gender Studies contemporanei, con l’obiettivo di recuperare e riadattare i concetti delle lotte femministe garantendo che siano pertinenti e inclusive per il contesto sociale attuale.
Consigliato da Rachele Scardamaglia
Shoshana Zuboff, “Il capitalismo della sorveglianza”, Luiss University Press, 2019
Perché Google ha goduto di tanto successo? Cosa succede quando navighiamo in internet? Come può, Google, sapere i nostri interessi e prevedere le nostre scelte, i nostri acquisti e i nostri comportamenti? E perché vuole saperlo? In questo libro, corposo quanto scorrevole, ShoshanaZuboff indaga l’evoluzione digitale del sistema capitalistico, che l’autrice definisce “capitalismo della sorveglianza”. La digitalizzazione ha liberato alcune proprietà di valore dagli spazi istituzionali nei quali erano intrappolati.
Ora tutto è più accessibile, più rapido e più democratico: questa è la libertà che il digitale sembra dedicarci. Ma ogni cosa ha un prezzo: il capitalismo digitale non è una tecnologia, bensì un nuovo ordine economico, parassitario e con una logica senza precedenti, che non verte sulla produzione, come faceva il capitalismo ai tempi di Henry Ford, ma sull’estrazione delle nostre tendenze comportamentali, di scelta e di acquisto, elaborate a partire dalle nostre ricerche su internet, dai like che dedichiamo e dai commenti che proferiamo. Un “surplus comportamentale” a costi ridotti ma decisamente fruttifero, che getta le basi per nuove forme di potere e per un’asimmetria relazionale fondamentale: i capitalisti della sorveglianza sanno tutto di noi, ma noi non sappiamo quasi nulla di loro.
Consigliato da Andrea Iotti
Ludwig Wittgenstein, “Lezioni e conversazioni”, Adelphi, 1967
Nelle lezioni e nelle conferenze raccolte in questa edizione sono contenuti alcuni scritti di Wittgenstein compresi nel periodo tra la pubblicazione del Tractatus e la stesura delle Ricerche filosofiche. In queste pagine vengono investigati alcuni temi fondamentali del pensiero del filosofo austriaco: la natura del bello, l’origine delle proposizioni di fede, la struttura epistemologica e metodologica dell’interpretazione freudiana, i fondamenti dell’etica. Le caratteristiche da sottolineare, sono tre.
Non solo qui vengono riuniti manoscritti dello stesso Wittgenstein (come la conferenza sull’etica), ma per quanto riguarda, ad esempio, le lezioni sull’estetica e sulla psicologia, vengono riportati appunti degli stessi allievi durante le lezioni tenute a Cambridge nel 1938, cosa più unica che rara. Inoltre, tali lezioni sono testimonianze di un pensiero filosofico in fieri che difficilmente è possibile trovare nelle pubblicazioni formali di saggi e manoscritti. Infine, l’attualità e la profondità di alcune intuizioni come quelle contenute nella disamina sulla natura dell’etica e dell’agire umano, confermano la ricchezza e la fecondità del pensiero di Wittgenstein, che con molta probabilità non si andrà mai ad esaurire.
Consigliato da Raffaele Vallorani
Martha C. Nussbaum, “L’intelligenza delle emozioni”, Il Mulino, 2001
Si sa, il più antico duello della storia della filosofia è quello che vede la fredda ragione da un lato e l’emozioni dall’altro, considerate in termini di “passioni” che assoggettano l’uomo svilendolo. Lo stesso Platone, concependo l’anima come tripartita, considerava l’anima razionale superiore a quella concupiscibile, intenta solo a perseguire i bassi istinti e, dunque, da domare.
Al contrario, il fine di Martha Nussbaum, fin dal titolo del suo testo L’intelligenza delle emozioni, è quello di rivendicare il valore etico e morale delle emozioni, le quali possiedono una solida struttura cognitiva e sono da considerare, non più come qualcosa da reprimere e contrapporre all’intelletto, ma parte integrante del ragionamento stesso. In particolare la filosofa, analizzando le emozioni complesse dell’amore e della compassione, intende mostrare come esse possano svolgere un ruolo importante nello sviluppo sociale e costituire la base per una solida teoria etica e politica.
Consigliamo questo libro a tutt* coloro che si sentono abitati sia da forze apollinee che dionisiache allo stesso tempo, a chiunque creda nella forza di un’intelligenza emotiva ben educata e voglia intraprendere un viaggio tra quei “sommovimenti geologici” della psiche umana che sono le emozioni!
Consigliato da Giusy Nardulli
Dennis Rasmussen, “Il miscredente e il professore”, Einaudi, 2020
Esiste un momento storico in cui le vite dei filosofi perdono quella commistione di saggezza etica e purezza teoretica che caratterizzava il saggio antico. A partire da una data ignota ma collocabile agli inizi della modernità la biografia di un grande filosofo diventa (se si escludono alcuni sussulti “esistenzialisti” o ambizioni rivoluzionarie) inevitabilmente “borghese” nel senso noioso del termine.
L’esempio perfetto di ciò è, probabilmente, la quotidiana passeggiata di Kant per le vie di Köninsberg, breve pausa dal quotidiano e instancabile lavoro quotidiano in spirito calvinista. Il libro di Rasmussen desidera raccontare le vie intrecciate di David Hume e Adam Smith, due filosofi perfettamente borghesi che – nel contesto della Scozia illuminista commerciale e middle-class – hanno fatto dell’amicizia, della borghesia, del commercio e dell’abitudine i fondamenti di un poderoso sistema filosofico e del quintessenziale modello economico destinati a cambiare la storia della cultura umana e a scrivere, ancora oggi, le sorti del mondo.
Consigliato da Giovanni Soda
Jennifer Guerra, “Il capitale amoroso”, Bompiani, 2021
Come può l’Amore, forte della libertà e dell’incondizionatezza che ne caratterizzano le declinazioni più autentiche, porsi come fondamento per una nuova idea di mondo? Come può l’Amore, riverberandosi dal singolo alla comunità, trasformarsi in un atto di resistenza dirompente e rivoluzionario? In una società che ci ha educati a pensare l’amore «come qualcosa che si possiede» e non che si dà, in cui ottenere amore è più importante che comprendere come poter amare degnamente, Jennifer Guerra riflette sulla necessità di recuperare il senso politico e radicale dell’amore; sull’importanza di considerare — sulla scia di bell hooks — l’amore in veste di azione, e non solo di sentimento, perché solo agire l’Amore nella sua forma libera e disinteressata ci offre l’opportunità di guardare al di là di noi stessi.
«L’Amore non ci innalza verso l’alto, non ci degrada, ma anzi ci sposta, ci fa vedere il mondo da un altro punto di vista» e solo nel momento in cui mettiamo da parte noi stessi che possiamo iniziare a sviluppare un’idea di società diversa da quella a cui siamo abituati». È così che il modo in cui amiamo privatamente diviene politico, diviene pubblico. È così che nell’Amore che scegliamo di donare o non donare ogni giorno dimora il destino dell’umanità intera, come il suo divenire.
Consigliato da Sara Campisi