“Umani vs IA (=Intelligenza Artificiale)”. Questo “vecchio bicamericalismo” non funziona. Se vogliamo comprendere le implicazioni dell’ibridazione esponenziale tra “umano” e “artificiale” abbiamo bisogno di un’altra metafisica: relazionale, pragmatista, sperimentale.
Non si parla che di Intelligenza Artificiale (IA), parola dell’anno appena trascorso secondo il Collins Dictionary. Del termine, coniato da McCarthy durante la Conferenza di Dartmouth del lontano 1956, Si dice, Si fa, Si pensa (“si” nel senso heideggeriano). Ma a che pro? Quali sono gli effetti pratici delle nostre concettualizzazioni? Domanda pragmatista. È possibile riunificare in un unico collettivo umani e non umani superando il “vecchio bicameralismo” natura vs cultura? Intento latouriano.
La narrazione agonale a due fronti, (i) umano, (ii) artificiale, restituendo in maniera caricaturale le interrelazioni tra attanti (termine neutrale introdotto da Bruno Latour in chiave anti-antropomorfica per indicare gli attori umani e tecnologici) nelle reti (networks) socio-tecnologiche, inibisce, anziché favorire la comprensione della complessità. È una soluzione ready-made, insufficiente se intendiamo la filosofia nel senso spinoziano del non irridere, non detestare, ma comprendere (Non ridere, non lugere neque detestari sed intelligere).
Su “Umani vs IA”: il binomio Pragmatismo e ANT
La vocazione transdisciplinare è una conditio sine qua non per tracciare una cartografia accurata delle controversie socio-tecnologiche connesse all’IA, senza ricadere negli “abiti” (nel senso pragmatista) di concettualizzazione sedimentati nella nostra tradizione culturale (soggetto-oggetto, natura-cultura..).
In ambito rispettivamente filosofico e socio-tecnologico, Pragmatismo e Actor-Network-Theory (Teoria della Rete di Attori) si prestano agevolmente a questa operazione di scavo non cartesiano “a monte e a valle” intorno all’IA. Proponendosi l’obiettivo ambizioso di ristabilire il fine originario della sociologia, tracciare associazioni, l‘ANT condivide con il Pragmatismo (si veda il precedente articolo introduttivo dedicato al Pragmaticismo) affinità sia metodologiche che ontologiche. In questa sede, l’esame sarà limitato al confronto introduttivo tra l’ANT di Bruno Latour e il pragmatismo di William James.
Pragmatismo e ANT: le affinità
Padre fondatore del Pragmatismo, accanto a C. S. Pierce, W. James ha influenzato teoreticamente Latour anzitutto con la sua riscoperta dei pragmata (dal greco, cose intese come relazioni in contesto d’uso pratico) e la formulazione del principio di simmetria in ottica anti-dualistica. Da James, Latour trae ontologicamente un assetto rivisitato, un secondo empiricismo, che congedata la coscienza, riscopre il valore dell’esperienza pura, colta nella sua immediatezza.
Da Esiste la Coscienza, Un Mondo di Pura Esperienza, Universo Pluralistico, e Saggi di Empirismo Radicale, Latour trae una ontologia immanentistica fondata su un principio di interelazionalità tra agenti umani e non umani. Seppur James non si occupi tematicamente degli artefatti tecnologici, al centro del filone di ricerca della Sociologia delle Scienze e delle Tecnologie (STS), Latour rinviene al suo interno una metafisica compatibile con il suo approccio metodologico (ANT) e la sua immaginazione sociologica. Lo testimoniano i riferimenti, seppur sparsi e non sistematici, ai testi jamesiani, in alcuni dei suoi scritti di maggior rilievo: La Speranza di Pandora (1999), Politiche della natura (2004), Riassemblare il Sociale (2004), Un Indagine sui Modi di Esistenza (2011).
L’attenzione meticolosa di Latour per gli artefatti tecnologici (il termine “oggetto” è viziato dalla metafisica dualistica soggetto-oggetto) consente inoltre di puntare l’attenzione su ciò che nel pragmatismo umanistico (nel senso jamesiano) di James talvolta appare posto in secondo piano, il ruolo dei dispositivi tecnologici.
Da un punto di vista metodologico, entrambi gli autori assegnano centralità alle pratiche e agli oggetti, riscattandoli dallo statuto di meri enti inerti, contrapposti ai soggetti attivi e coscienziali. Pragmatismo e ANT si prestano bene all’esplorazione di un’esperienza pensata come dinamica, plurale e continua.
Pragmatismo e ANT applicati all’IA: contributi reciproci
Dalla messa a sistema reciproca per l’indagine sull’IA, Pragmatismo e AI traggono dunque una linfa ubertosa (nel senso dell’uberty, descritta da Peirce, come capacità di produrre conoscenze feconde, nel saggio mai pubblicato Un saggio su come migliorare il nostro ragionamento in ubertosità e sicurezza). Se l’ANT individua nel Pragmatismo delle solide fondamenta onto-epistemologiche, il Pragmatismo trae dal terreno latouriano indicazioni preziose per approfondire la propria indagine sulle reti socio-tecnologiche, senza inciampi intellettualistici.
Mettere a sistema Pragmatismo ed ANT, significa anzitutto porre di lato le questioni meramente teoriciste di “antropo-filosofia” astratta (Cosa è l’umano? Cosa è l’AI?), viziate da essenzialismo (esiste un’essenza “umano”, “artificiale”…), per concentrare l’attenzione sulle urgenze e le sfide etiche legate dell’era IA (Quali sono gli effetti delle crescente ibridazione tra umano e tecnologico?).
Gli artefatti tecnologici sono sempre iscritti in reti sociali, morali, politiche. Non dovremmo mai ascrivere agentività diretta ai modelli di IA senza tenere in considerazione gli attori economici e politici a cui è in carico la loro produzione, il loro sviluppo, e la loro implementazione. Ciò non significa estendere coscienza ed intenzionalità agli artefatti tecnologici, ma imparare a riconoscere l’eterogeneità delle forze in moto. Chi parla? Chi agisce? L’IA è prodotta e sviluppata nell’ambito di pratiche collettive circoscritte storicamente e culturalmente.
Non si produce da sè in un ambiente sterile, nè viene da fuori.
Una conclusione: umano=tecnico
La tecnica e l’umano sono la stessa cosa, se si toglie la tecnica rimane un animale, non c’è più l’umano. La tecnica è una strumentalità esosomatica che si sviluppa negli ominidi, molto prima dell’homo sapiens.
(Carlo Sini, 2022, In occasione delle Romane Disputationes).
L’osservazione di Carlo Sini, tra i maggiori filosofi italiani, nonché avviatore dello studio del Pragmatismo Americano nel contesto italiano, ci mette alla prova. Umano vs Tecnico, o Umano=Tecnico?.
E ritornando all’inizio. Il modello Umani vs IA ci convince ancora?