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Presentazione di “La legge del pudore” di Michel Foucault

13 minuti

Molto è stato scritto sulle ambiguità del 68’, dove progressismo e lati oscuri continuano, e forse continueranno, a dar da pensare. In Francia, l’impatto di quell’evento, nel celeberrimo Maggio, apre quegli anni settanta francesi quasi leggendari che, non meno del decennio precedente, sono un periodo di fertile vita culturale e politica. Nel 1970 Michel Foucaultcomincia i suoi corsi al Collége de France. Nel 1971 viene fondato il Front homosexuel d’action révolutionnaire (FHAR), in cui spicca Guy Hocquenghem, autore nel 1972 di Le désir homosexueluno dei primi testi della liberazione omosessuale e uno dei primi intellettuali, in Francia, a fare pubblicamente coming-out. Siamo nello stesso anno dell’Anti-Edipo di Gilles Deleuze e Félix Guattari e del seminario Encore di Jacques Lacan. Il movimento femminista è travolgente. La cosiddetta “liberazione sessuale”, sempre più politicizzata, investe il paese come tutta l’Europa, con non poche tensioni all’interno dei movimenti e tra movimenti.

È in questo quadro che si inseriscono i documenti – tradotti da Caro Gervasi e Lorenzo Petrachi nel volume di Michel Foucault dal titolo La legge del pudore (Orthotes, 2023) – raccolti intorno agli anni 77’-79’, che portano al lettore italiano il carico d’ambivalenza dei discorsi che circolavano all’epoca. Come leggerli nell’attualità? Come pensarli? Il pretesto, al tempo, è la riforma del Codice penale francese in materia di sessualità e infanzia, ad opera di una Commissione appositamente istituita. L’indirizzo dei lavori è l’inizio di un fervido dibattito nel mondo intellettuale. Nel volume, troviamo il testo della celebre Lettera aperta alla Commissione di riforma del codice penale per la revisione di alcuni testi che regolano i rapporti tra adulti e minori, non facilmente reperibile su internet, di cui alcuni estratti apparvero su Le Monde il 23 maggio 1977. Lettera spesso citata e molto criticata, che porta tra i firmatari tutti i grandi nomi del pensiero dell’epoca, da Derrida a Deleuze, da Guattari a Sartre e De Beauvoir, da Foucault a Barthes e persino Françoise Dolto. Il contenuto è celebre, anche se più complesso di quanto si ricordi. Un ulteriore pretesto per la sua scrittura è il verdetto al caso di Versailles, pronunciato dalla Corte d’Assise di Yvelines nel gennaio 77’, a cui era seguito un appello sempre su Le Monde il 26 gennaio, di cui è riportato il testo in questo volume, con il titolo In merito a un processo. Tre uomini erano in custodia cautelare da tre anni per atti indecenti senza violenza con minori di 15 anni. La sentenza decreta una pena a cinque anni di reclusione con la condizionale. Così esordisce la lettera:

I rapporti tra bambini, adolescenti e adulti sono soggetti per legge a significative restrizioni: sia attraverso la nozione di adescamento di minore (che può consistere nell’aver semplicemente ospitato, per una notte, un minore), sia attraverso il divieto generalizzato di intrattenere rapporti sessuali con minori di 15 anni, sia attraverso il divieto specifico che riguarda rapporti omosessuali, definiti “indecenti o contro natura”, che coinvolgano minori di età compresa fra i 15 e i 18 anni.[1]

Il fine sarebbe la coercizione e la repressione, vista l’evoluzione dei costumi tra i giovani. Con gli occhi di oggi, da un lato la legittima de-criminalizzazione dell’omosessualità, dall’altro l’aberrante idea di una totale assenza di limiti tra adulti e minori. Il caso Yvelines, per i firmatari, mostra una sproporzione tra gli atti commessi e il dispositivo penale e porta in luce il problema, definito “sociale”, di “sapere a quale età i bambini o gli adolescenti possano essere considerati capaci di dare liberamente il loro consenso un rapporto sessuale.”[2] Segue una breve disamina storica, che vedremo importante in Foucault, che va dal Codice Penale di Napoleone I al Governo Provvisorio, citando poi la legge di Vichy del 1942 che istituisce un vero e proprio reato di omosessualità. Vengono inoltre denunciate l’incongruenza tra la vendita libera di contraccettivi al di sotto dei 15 anni e il divieto assoluto di intrattenere rapporti con minori di quell’età, la criminalizzazione dei rapporti tra adolescenti, se uno o entrambi sono sotto la soglia, e l’esplicita discriminazione contro l’omosessualità, anche tra minori tra i 15 e i 18 anni. Per questo, viene chiesta l’abrogazione di molti articoli della riforma. Se quindi, oggi, possiamo notare remore legate alle specificità della legge, la tesi centrale e più generale può essere riassunta in questa frase:

I firmatari di questa lettera ritengono che la completa libertà dei partner di un rapporto sessuale sia la condizione necessaria e sufficiente per l’ammissibilità di tale rapporto.[3]

Sulla falsa riga di questo pensiero, troviamo nel volume un importante documento finora mai tradotto: una conversazione radiofonica del 4 aprile 1978 di Michel Foucault con J. Danet, avvocato, P.Han, giornalista, e G. Hocquenghem, intitolato appunto La legge del pudore. Il tema sono i lavori della Commissione e, in generale, l’evoluzione dei costumi sessuali e le reazioni in atto. Due linee si possono tracciare nei vari interventi: il problema del concetto di consenso e le politiche di governo della sessualità, all’interno di ciò che Foucault chiama “biopolitica”. L’approccio storico del filosofo, in linea con il metodo genealogico impostato negli anni 70’, e dei suoi interlocutori è fondamentale. Anche qui troviamo la disamina che va dal Codice Penale del 1810, che non parla molto di sessualità, all’emendamento Mirguet del 1960. Per Foucault, è il XIX secolo a porsi il problema di una legislazione sempre crescente sulla sessualità, sotto la nozione, mai ben definita, di “pudore”. L’evoluzione, sottolineata e sviluppata anche da Danet e Hocquenghem, è la creazione del concetto di perversione, in psichiatria, e contestualmente quello di “individuo pericoloso” e di “popolazione”. La popolazione è il vero destinatario delle pratiche di governo, e in questo caso una popolazione inquadrata come vulnerabile dal discorso medico e psicologico. Il trauma è il perno di questa vulnerabilità. Dall’altro, la creazione della figura dell’individuo pericoloso, che si può nascondere in chiunque. La sessualità, nella legge, passa così dal colpire atti al colpire individui. Per il filosofo, il pericolo sarebbe il seguente:

E la sessualità non sarà più una forma di condotta regolata da una serie di divieti precisi; piuttosto, la sessualità diventerà una specie di pericolo sempre in agguato, una specie di fantasma onnipresente, un fantasma che si aggirerà tra uomini e donne, tra bambini e adulti, ed eventualmente tra gli stessi adulti, ecc…[…] È su quest’ombra, su questo fantasma, su questa paura che le autorità cercheranno di far presa con una legislazione apparentemente generosa e in ogni caso generale; e grazie a tutta una serie di interventi puntuali che saranno quelli, verosimilmente, delle istituzioni giudiziarie appoggiate sulle istituzioni mediche. Il fatto che, nella seconda metà del XX° secolo, la sessualità venga senz’altro depenalizzata, ma per apparire sotto forma di pericolo, e di pericolo universale, rappresenta un cambiamento considerevole.[4]

Segue poi un dibattito sulla nozione di consenso. I tre intervistati arrivano a trovarsi d’accordo, da un lato, sulla difficoltà di una sua definizione giuridica, essendo una definizione contrattuale, ma comunque necessaria per identificare i casi di violenza e manipolazione, dall’altro sull’idea che «un limite d’età fissato dalla legge – nelle parole di Foucault – non ha molto senso»[5]. Inoltre, per loro, un bambino deve essere sempre ascoltato, anche in caso di consenso affermativo.

Nel volume, troviamo poi una corposa parte di appendici. Due interventi di Antoine Idier, sociologo e storico, uno riguardante la figura di Hocquengem, oggi molto criticata, raffrontandola al periodo storico e alle posizioni analoghe di grandi femministe come Christiane Rochefort, e un altro su ciò che si sa della relazione di Foucault alla Commissione il 27 maggio 1977, durante un’audizione. Il contenuto è in linea con gli altri documenti qui presenti. Vi sono poi un estratto dall’opera di Gert Hekma Il mondo gay: dal 1980 a oggi, per un inquadramento storico della quesitone della pedofilia nel mondo gay e le postfazioni dei curatori del volume, Caro Gervasi e Lorenzo Petrachi. 

Molto ci sarebbe da dire e analizzare a partire da questi preziosi documenti. Si può notare il ricorrere di un nome ormai lugubre tra i firmatari della Lettera aperta e dell’appello al tribunale di Yvelines: Gabriel Matzneff, autore nascosto dell’appello stesso. Scrittore francese celebrato, apertamente pedofilo, caduto ed emarginato dopo che nel 2020, con il libro Il consenso, Vanessa Springora racconta l’adescamento da lei subito all’età di 14 anni. Si può anche tracciare il ragionamento di Foucault raffrontandolo, come fa Antoine Idier, con il corso Gli Anormali (1974-1975) e con la Volontà di sapere (1976), a cui andrebbero aggiunte opere come Sorvegliare e Punire (1975), i Corsi fino al 79’ e numerosi altri scritti del periodo, dove l’approfondimento della storia della polizia, le nozioni di popolazione, sicurezza, governamentalità, biopolitica sono sviscerate e trattate. Strano fenomeno il calarsi di un “sistema” o di linee di pensiero filosofico nei problemi contingenti. Come pensarne i risultati, a distanza di anni? Il compito rimane ai contemporanei, come sempre.


[1] M. Foucault, La legge del pudore, Orthotes, Napoli-Salerno, 2023, p.46

[2] Ivi, p.47

[3] Ibidem

[4] Ivi, p.31

[5] Ivi, p.37

Mattia Giordano

Classe '95, milanese, laurea magistrale in Psicologia, appassionato di psicoanalisi, filosofia, teoria critica, letteratura per lo più italiana e francese. Anche di cinema e teatro, perché ci sono, e ci saranno sempre, film e spettacoli belli. Musicista e scrittore a tempo perso, si spera un giorno a tempo pieno. Ha fatto un po' di tutto, quindi, probabilmente, niente.

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