Dio era morto (e si rivolta nella tomba). Sull’ultimo libro di Rick Dufer

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Inauguriamo con questo contributo una rubrica di stroncature filosofiche, “Sputare su Hegel (& Co.)”, in cui recensiamo uscite fresche di stampa, le smontiamo, e proponiamo alternative che a noi sembrano più valide. Due regole: la prima, come insegnava qualcuno, è Davide contro Golia: noi, piccola rivista di filosofia, contro Golia, autori o autrici di successo e con visibilità; la seconda: lasciateci divertire.

Vol.1: Rick Dufer, Dio era morto. Riscoprire il divino senza cadere nelle nuove superstizioni, Feltrinelli, Milano, 2025.

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Interno notte, da qualche parte nel profondo Veneto. Riccardo Dal Ferro, autoindotto maître à penser, intellettuale dissidente, dilettante allo sbaraglio invecchiato male, divulgatore di contenuti dei quali a malapena è venuto a conoscenza tramite manuali scolastici, fondatore di Accademie, collezionista di orologi a diversi carati ed a cinque zeri, opinionista politico non richiesto quant’altri mai, portatore sano di floride ghiandole sebacee, fine umorista involontario, conosciuto in rete col sofisticato nom de plume di Rick Dufer, se la gode lisciandosi la barba e refreshando la sua pagina personale di Youtube. Bene: sempre duecentosettantamila iscritti, qualche hater, subito censurato e segnalato alle autorità competenti, e all’attivo diversi libercoli e risultanti sghei.

Ormai da qualche anno, Rick ha firmato un contratto con la rinomata casa editrice, la cui data di scadenza è ormai ahimé sbiadita, Giangiacomo Feltrinelli. Il contratto capestro prevede una fornitura a vita di prodotti Nestlé e una scaffalata di fascinosi volumi della collana Il pensiero occidentale della Bompiani, che egli ha imparato ad apprezzare dalla copertina, dal ponderoso aspetto e dai benefici estetici da studioso scafato di testi filosofici che la loro visione suscita nei di lui seguaci. In cambio, Rick si impegna vita natural durante nella stesura di un libro all’anno, tassativo. Ad oggi, maggio 2025, l’ultimo parto della mente geniale e ben oliata di Rick, la sua sedicente summa a scadenza breve, è fresca di stampa ed una pila di questi prodotti del genio troneggia in ogni Feltrinelli d’Italia. Tutti i professori universitari, i giornalisti delle pagine culturali, i docenti di filosofia dei licei assieme ai loro svogliati discenti e all’Intelligencija tutta ne bramano una copia. O almeno, questo è quello che a Riccardo piace fantasticare, nel chiuso del suo studio di registrazione.

Il libro in questione si propone l’umile obiettivo, giusto un po’ fuori scala rispetto alle competenze del suddetto, di tracciare una storia filosofica (leggi: fantasiosa, vieppiù inventata) del concetto di Dio e degli dèi dall’antichità ai giorni nostri. A dire il vero, un titolo meno altisonante ma ben più onesto per questo criminoso spreco di alberi potrebbe essere il seguente: Vivi appieno la tua vita e accetta la sofferenza senza cipiglio: l’ennesimo libro di auto-aiuto di Riccardo Dal Ferro (Pippo & Paperino Editore, Galzignano Terme 2025). Perché di questo, cari lettori, si tratta: di un libro di self-help travestito da saggio storico-filosofico sulla religione.

Ma procediamo con ordine. Anzitutto, manca una qualunque cura dal punto di vista formale che permetta, anche ad una prima occhiata, di giudicare questo insieme di fogli stampati e rilegati come un saggio. L’uso delle note è arbitrario, privo di qualunque criterio e, non di rado, imbarazzante. All’affastellarsi di eroi Marvel, di romanzi considerati dal Nostro come fonti storiche o scientifiche, di considerazioni personali sulla società e sull’economia, nonché a copiose citazioni tratte dai suoi stessi libri, soltanto di rado al lettore capita di imbattersi in riferimenti a letteratura specialistica. Inutile aggiungere che, perlopiù, questi riferimenti sono forniti a sproposito, essendo a corredo di affermazioni che dimostrano la mancata consultazione, seppur superficiale, dei contributi menzionati. Spesso, d’altronde, l’autore si avventura in affermazioni riguardo a fatti storici o intepretazioni di questi fatti dandole per acquisite, senza prendersi la (tediosa, polverosamente accademica) briga di mettere una nota che segnali la fonte di questa affermazione. La bibliografia, ed era facile prevederlo, non è da meno. Prima di tutto, l’anno di pubblicazione dei libri citati indicato non è mai, e sottolineamo mai, quello della prima edizione, ma sempre quello della ristampa (forse) consultata, senza che ciò sia indicato. Ma questo è nulla. Si trova anche menzionato un simpatico sequel del classico di Sant’Agostino: Confessioni II.[1] Infine, vale la pena menzionare lo stile di scrittura di Rick Dufer, che alterna senza soluzione di continuità il colloquiale sgrammaticato a locuzioni auliche, al limite del caricaturale. Tralasciamo la lodevole abitudine di ripetere svariate volte intere proposizioni, apportando brevi modifiche o parafrasi, evidentemente atta a coadiuvare — repetita iuvant — l’immagazzinamento di dottrina in chi, sventurat*, decida di acquistare una copia del libro.

Ma sulla forma si può certo soprassedere, dato che essa non rappresenta affatto il problema principale del recente contributo del filosofo vicentino. Il problema, a nostro modo di vedere, sta nei contenuti. O meglio, nella difficoltà di rintracciarne. La tesi chiave del libro è facile a dirsi ma impossibile a digerirsi: gli déi omerici ormai da tempo sono stati sostituiti con divinità post-omeriche; dove al termine “omerico” l’autore attribuisce una congerie di significati nient’affatto sovrapponibili né riscontrabili nelle opere omeriche ed, evidentemente, per “post-omerico” un non meglio precisato contrario di questi significati. Da buon filosofo, infatti, l’autore non si limita ad un utilizzo meramente cronologico (e pertanto limpido e comprensibile, ancorché filosoficamente angusto) di “omerico” e “post-omerico”, ma attribuisce al secondo termine tutte le caratteristiche negative che egli ravvisa nella religione e nella società, come un metaforico tappeto celatore di polveri e sporcizie. Questo gli consente, ad esempio, di proporre becere narrazioni revisioniste di questo tipo:

L’omerico diventa così eretico per il post-omerico. Così come Meister Eckhart e la Follia di Erasmo divennero messaggi eretici o quasi, chiunque predichi una reintegrazione dell’essere umano diviene una grave minaccia per l’ordine post-omerico. La contestazione del paradigma cartesiano, ovvero del dualismo tra le due dimensioni dell’esistenza, quella divina e quella demoniaca, quella mentale e quella corporea, è subito vista come un pericolo da estirpare. In seno a tale visione si collocano il supplizio della già citata Margherita Porete, il rogo di Giordano Bruno e la violenta scomunica di Spinoza.[2]

Su alcuni dettagli di questa narrazione fantasiosa e inquietantemente revisionista torneremo a breve. Per ora, chiariamo i termini della questione. Semplificando (o meglio: applicando il principio di carità), la visione del mondo omerica tanto cara all’autore si può definire come segnata dall’accettazione acritica, irriflessa ed irrazionale di tutti gli aspetti della vita, quelli positivi quanto quelli negativi, in quanto causati da divinità naturalistiche, incomprensibili e capricciose. L’atteggiamento opposto — quello cioè che, secondo l’autore, caratterizza la nostra società — consiste invece nellamputazione e anestetizzazione del lato negativo, doloroso della vita, che la religione monoteista è chiamato a colmare con la promessa di una vita eterna. Acerrimo nemico di Rick Dufer, insomma, è il dualismo — sia esso platonico, monoteista o cartesiano: un dualismo qualunque, a piacere. L’auspicio di Rick Dufer — novello Friedrich Wilhelm Nietzsche da bignamino — è che l’uomo, finalmente resosi edotto di questa deriva dualista post-omerica, torni a riappropriarsi del concetto omerico di divinità, accettando sofferenze e malattie e abbracciando una forma di brutale fatalismo e conservatorismo sociale. Vedete bene come il nocciuolo speculativo del Nostro sia né più né meno quello di un qualunque guru laico dell’auto-aiuto.[3]

Il problema, e qui casca l’asino, è che questo non basta a Rick Dufer. Rick vuole fare filosofia. Anzi, di più: vuole che gli venga riconosciuto il titolo di intellettuale di riferimento. Pertanto, si inerpica in speculazioni filosofiche sulla religione e sulla sua storia, senza avere non dico una salda conoscenza, ma nemmeno la più flebile idea di ciò di cui sta parlando. Per rendervi conto di questo, inanelleremo qui una manciata di esempi, che potrebbero, fidatevi, essere moltiplicati a dismisura. Iniziamo dagli déi omerici tanto cari a Rick. Anzitutto, l’autore insiste sul carattere agricolo e pre-urbano della società greca in cui si instaura il politeismo “omerico”. Questa presa di posizione forte e piuttosto controversa, per non dire infondata, non giova, inutile dirlo, dell’apporto di alcuna nota nella quale si menzioni mezzo saggio specialistico o fonte sul tema.[4] In secondo luogo, l’autore confonde, senza mai prendersi la briga di darne una qualche definizione, l’avvento dei monoteismi, la secolarizzazione e il passaggio dalla società agricola a quella delle polis. A detta dell’autore, le tre sarebbero strettamente intrecciate, per non dire coincidenti. Per dare sostanza e autorità a questa confusione, l’autore cita un passaggio da quello che definisce «l’imprescindibile saggio Le origini del pensiero greco [di] Jean-Pierre Vernant»[5], in cui nulla di ciò è sostenuto dallo storico francese. Anzi, a ben vedere, Vernant sconfessa apertamente l’opinione del Nostro, in un passo immediatamente precedente a quello citato: mentre per il filosofo vicentino Eraclito «è ancora legato alla sapienza omerica»[6] (per come la intende lui, ovviamente) e dunque al culto delle divinità come forze incomprensibili che regolano le azioni umane, Vernant è invece esplicito nell’affermare il contrario.[7] In terzo e ultimo luogo, lungo tutto il libro viene ossessivamente ripetuto — facendone addirittura l’esempio chiave della distinzione tra “omerico” e “post-omerico” — che Omero avrebbe fatto un elogio dell’agito fedifrago di Elena. Ebbene, l’autore ha forse dimenticato che l’Encomio di Elena è un testo del sofista Gorgia, vissuto a tre secoli di distanza dalla stesura delle opere omeriche, e che nulla di simile si trova invece in queste opere.[8] Ma passiamo ai monoteismi. La narrazione portata avanti da Rick Dufer, con toni scandalistici di rara raffinatezza, sul ruolo super-omistico (e post-omericistico) di Paolo di Tarso nel costruire ex nihilo la dottrina cristiana non soltanto è stata ormai dimostrata priva di alcun fondamento dalla storiografia contemporanea, ma nemmeno è giustificata dall’autore tramite riferimenti a studi o fonti sull’argomento.[9] Come avrete ormai intuito, un simile modus operandi è abbastanza consueto per l’autore. Quanto poi al fatto che a scrivere la Bibbia siano stati dei pastori — affermazione che egli imputa (a torto) a Spinoza, ma che egli in diverse occasioni ha citato favorevolmente come un dato di fatto — crediamo che ogni commento sia superfluo.[10]

Per concludere (glissando su altre innumerevoli inezie) vorremmo brevemente soffermarci su quello che riteniamo il picco fantascientifico del recente di lavoro di Rick Dufer: la contrapposizione, priva di qualunque consistenza storica o teorica, tra l’Erasmo da Rotterdam dell’Elogio della follia e il Cartesio del Discorso sul metodo. Questa analisi di due opere fondamentali del Pensiero Occidentale (che l’autore avrà forse avuto la fortuna di acquistare a poco prezzo dall’edicolante di fiducia) è certamente degna di strappare una risicata sufficienza come tesina di maturità. In queste due opere (ma guarda un po’!) si trovano, secondo Rick Dufer, compendiate due visioni del mondo antitetiche: “omerica”, anti-razionalista, anti-dualista l’una, e “post-omerica”, razionalista e dualista l’altra. In Cartesio, il villain per eccellenza, si trova esasperata la tendenza “post-omerica” della nostra società, che egli eredita da Platone e dall’altro villain del post-omerico: San Paolo. Descrivendo lo iato tra il Paolo pre-conversione ed il Paolo convertito, scrive: »è evidente che non c’è un canale di comunicazione tra i due, così come non c’è tra il mondo senza Dio e il mondo illuminato da Dio. Tutto ciò ricorda da vicino la suddivisione che Cartesio fa tra la res extensa e la res cogitans, tra le due sostanze, l’una caduca e l’altra eterna, l’una transitoria e l’altra perenne: Paolo di Tarso è un precursore di Cartesio, laddove colloca la suddivisione tra la res pre-christum e la res christum. Nella prima sostanza c’è la dannazione, nella seconda c’è la salvezza».

Ora, mostrare quanto assurda sia questa affermazione richiederebbe tempo che non vogliamo rubare al lettore. Ci limitiamo a considerare che questo modo schematico e dicotomico, diremmo adolescenziale, di approcciare la storia della filosofia, dovrebbe essere abbandonato appena la maturità cerebrale consenta la lettura di un qualche sparuto saggio sull’argomento trattato — sia esso la storia della religione greca, il cristianesimo o la metafisica di Cartesio[11] — di cui, fortunatamente, è ricco il panorama editoriale odierno. Ma per fare questa doccia fredda di umiltà, Rick Dufer non ha ancora trovato il tempo. Non c’è da biasimarlo: ha una brillante carriera da filosofo da portare avanti.

Articolo di Realdo Colombo (feat. Francesco Glissone)


[1] Riccardo Dal Ferro (Rick Dufer), Dio era morto. Riscoprire il divino senza cadere nelle nuove superstizioni, Feltrinelli, Milano 2025, p. 262 (la paginazione a cui facciamo riferimento è quella dell’edizione e-book).

[2] Ibid. pp. 219-220. Contro il “mito storiografico” del carattere mistico e anti-scolastico della filosofia di Eckhart, si veda ad es. Alessandra Beccarisi, Eckhart, Carocci, Roma 2021, p. 12.

[3] Si veda, a tal proposito, l’imbarazzante discussione sulla depressione e della tossicodipendenza come prodotti del “post-omerico”: ibid. pp. 161-181.

[4] Ibid. pp. 28-29. Sull’argomento, si veda ad es. Walter Burkert, La religione greca di epoca arcaica e classica, a cura di Giampiera Arrigoni, tr. it. di Pietro Pavanini, Jaca Book, Milano 2003.

[5] Dal Ferro 2025, op. cit., pp. 26-27.

[6] Ibid. p. 30.

[7] Cf. Jean-Pierre Vernant, Le origini del pensiero greco, tr. it. di Fausto Codino, Feltrinelli, Milano 2007, p. 8.

[8] L’autore fa erroneamente riferimento a Odissea IV, 26, (cf. ibid. p. 242); mentre il passaggio in cui egli vede un elogio di Elena (“Elena dal lungo peplo, l’illustre donna”) si trova invece in Odissea IV, 305. Significativamente, a quanto mi consta, nessun commentatore dell’opera vede in questo passo un elogio di Elena.

[9] Contro questa narrazione stantia, ripetuta anche nel romanzo Il regno di Emmanuel Carrère (che Dufer cita a mo’ di fonte: ibid. p. 251), si veda a titolo esemplificativo il recente contributo: Gabriele Boccaccini & Giulio Mariotti, Paolo di Tarso, un ebreo del suo tempo, Carocci, Roma 2025.

[10] Si veda Dal Ferro 2025, op. cit., pp. 220-221. Da un lato, è evidente a tutti l’imprudenza di citare un’opera pubblicata più di trecentocinquanta anni fa, quale il Trattato teologico-politico (1670) di Spinoza, come fonte autorevole su questioni di contestualizzazione della Bibbia, tema sulla quale esiste una sterminata letteratura. D’altro canto, vale la pena notare che Spinoza non affermi affatto, come scrive Dufer, che “gli autori dei testi biblici non erano scienziati bensì pastori o contadini”, ma piuttosto che lo scopo di Mosé (e gli altri autori biblici o agiografi, appartenenti al ceto sociale sacerdotale) non era quello di offrire spiegazioni scientifiche, ma soltanto di persuadere alla moralità il popolo (si veda in special modo il Capitolo VII del Trattato teologico-politico, che Spinoza dedica all’argomento). In tutto il testo di Spinoza, per inciso, non è dato trovare alcuna occorrenza dei termini “contadino” (agricola, rusticus) e “pastore” (pastor), eccettuato col significato traslato di “guida del popolo”.

[11] Per una introduzione alla filosofia di Cartesio, qui ridotto a macchietta trita e ritrita dal Nostro, si vedano ed es. Gianluca Mori, Cartesio, Carocci, Roma 2010; ed il più recente Igor Agostini, Descartes, Schole’, Brescia 2024.

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