‘Dammi solo un minuto per dirti: Addio’. L’Amore e il Ghosting

22 minuti

Dammi solo un minuto per dirti: Addio. Salutarsi un’ultima volta è un atto dovuto a sé e all’Altro. Un obbligo a cui, seppur con fatica, non si può avere il cuore di sottrarsi. Qui comincia l”ermeneutica’ che proponiamo per ricomporre le fila dell’amore al tempo del ‘Ghosting‘.

Lo so, so tutto, non parlare più….lo so che forse è meglio, ma crederci non voglio. Non c’ero preparato. Ci vuole fiato a dirti: ‘Addio’. C’è fumo e odore caldo qui di dolci e di caffè. Ognuno pensa a sé… È il giorno più normale, ma io sto male, male. Dammi solo un minuto, un soffio di fiato, un attimo ancora. Stare insieme è finito…abbiamo capito, ma dirselo è dura. è stato un bel tempo il mio tempo con te. Dammi solo un minuto, un soffio di fiato, un attimo ancora. Noi tranquilli e lontani… ognuno per sé. Piangeremo domani…..ma che coraggio che hai. Come fai?

‘Dammi solo un minuto’ per dirti: ‘Addio’

“Lo so, so tutto, non parlare più… […] Ci vuole fiato a dirti: ‘Addio’ […] Stare insieme è finito… abbiamo capito, ma dirselo è dura”. Musica di Roby Facchinetti e testo di Valerio Negrini. Correva l’anno 1977, e il brano Dammi solo un minuto entrava di diritto nella discografia della pop melodico italiano. 

Estratta dall’album Rotolando Respirando, la canzone dei Pooh musica l’arte struggente del ‘dirsi addio’, l’atto ultimo di un Amore ormai consumato, logoro, eppure rimpianto. “È stato un bel tempo il mio tempo con te“. La fine di un amore coglie impreparati. “Dammi solo un minuto” è l’addio struggente di due amanti, l’ultima richiesta di chi viene lasciato, e a sua volta lascia, all’Altro, come a dire: fammi dono della tua presenza ancora per qualche istante. Lascia che mi abitui al pensiero della tua ormai ineluttabile mancanza.

Le parole del commiato straziano chi le pronuncia. Senza difesa ci si mostra all’Altro. Nudi. ‘Io sto male, male’. Per l’ultima volta ci si dà integralmente. Questo impone il dirsi addio. Esporsi al giudizio della persona che amavamo e che ci amava, e che pure ormai, nostro malgrado, ci è estranea. ‘Ognuno per sè’. Ci vuole coraggio per amare, coraggio per dirsi e dire addio a quanto di speciale si ha condiviso. Forse il ricordo del proprio trascorso insieme potrà lenire la sofferenza dando prova di quanto in passato ha unito ed ora divide. Forse…

L’ultimo atto di una lunga storia d’amore. Ecco, dunque, che del tempo trascorso va serbato il ricordo perché quando finisce un amore non resta che la coscienza di ciò che si era insieme all’Altro, e di ciò che l’Altro era insieme a noi. Non vi è che questa lieve presenza ad appianare la convalescenza travagliata a cui va incontro un cuore infranto, prosciugato dall’attesa che il proprio campo sia di nuovo in fiore. Eccola, la ricompensa agrodolce dell’arte del ‘dirsi addio’. Salutarsi un’ultima volta è un atto dovuto a sé e all’Altro. Un obbligo a cui, seppur con fatica, non si può avere il cuore di sottrarsi. Questo tra le righe sembra suggerirci l’autore. Questo è ciò che decido di scorgervi oggi che, improvvisandomi interprete di un brano, tento di ricomporre le fila dell’amore al tempo del ‘Ghosting‘. Qui comincia la mia ‘ermeneutica’ (1).

Sul ‘Ghosting’: verso una fenomenologia delle relazioni contemporanee

Ghosting: Prestito integrale dall’inglese ghosting, formato dal verbo (to) ghost ‘muoversi di soppiatto, come un fantasma’ con l’aggiunta del suff. –ing proprio del gerundio. Comportamento di chi decide di interrompere bruscamente e senza spiegazioni una relazione (per lo più sentimentale, ma anche di amicizia o lavorativa) e di scomparire dalla vita della persona con cui si intratteneva tale relazione, rendendosi irreperibile (Accademia della Crusca, online)

Come tutto ebbe inizio, i più attenti tra gli amatori delle cronache rosa lo ricorderanno senz’altro. Era il 2015, quando nientemeno che il Times prese a prestito il termine – che a onor del vero era già in uso dall’anno precedente – per descrivere la modalità con cui Charlize Theron mise fine alla sua relazione con Sean Penn. Da un momento all’altro, ‘si dice’, lei cominciò a negarsi a qualunque richiesta di contatto da parte di lui. Che la vicenda, poi.. possa dare adito a qualche scaramuccia tra femministi/e anti-femministi/e radical chic dona all’aneddoto un non so che etereo, un’ironia senza tempo, che con i tempi che corrono calza a pennello. Me lo si conceda.

Lei sparì, per l’appunto, come un fantasma. A Lui neppure la grazia di un ‘minuto’ per elaborare quanto successo – solo un’assenza pesante, pesantissima che, proprio perché immotivata, si fregia d’essere ancora più insopportabile. Che sia la donna, o l’uomo, a lasciare l’Altro/a in sospeso – sia ben chiaro – per chi scrive non fa differenza.

Lungi dal voler entrare nell’intimità della coppia, che è data da conoscere solo ai diretti interessati, ciò che interessa ora, a distanza di 10 anni dall’ ‘evento’ diventato ‘notizia’, è l’emblematicità di quanto accaduto inter-partes: per uno dei due, o per tutte e due, la storia finisce, ma viene meno la comunicazione all’Altro, la ‘notifica’ dell’addio non arriva al mittente. Resta una sola spunta, il non visualizzato, o nello scenario più indigesto, il visualizzato a cui per l’appunto non fa seguito che un silenzio assordante. Non ci si saluta, si scompare. Più precisamente, è uno dei due a negare immotivatamente la propria presenza all’Altro, così ‘come viene’. Non ci si prende l’onere di ‘dire basta’.

Piuttosto, si sceglie, consapevolmente, o meno, di imporre il proprio diniego a accomiatarsi, come invece si conviene tra due persone che hanno condiviso una parte di tragitto. L’Altro viene abbandonato, lo si lascia in sospeso, al più gli/le si impone la gravità della propria evanescenza. “Ma che coraggio che hai…come fai?” Cosa si può rispondere al Facchinetti? Chi ‘ghosta’ ha coraggio? Cosa motiva il suo gesto?

Dentro il Ghosting: Perché si ‘ghosta? Perché si viene ‘ghostati’?


Per chi scrive è ben chiaro come non esista un oggetto comune come il ‘Ghosting‘. Ogni storia a sé, per carità, con la sua singolarità unica e irriducibile. Eppure, qualche cosa di comune bisogna pur credere di poterla, se non asserire, quanto meno pensare, e tentare di renderla pensabile. Anzi, direi che mi pare doveroso interrogarsi sull’anatomia di un fenomeno evidentemente ‘umano, troppo umano’, che per chi scrive, ammorba la fenomenologia delle relazioni contemporanee. Non ridere, non piangere né detestare ma (cerca solo di) capire” (2). Baruch Spinoza riteneva che la filosofia non avesse altro compito: comprendere per comprenderci. Comprender-CI. Ci, particella pronominale per i più attenti all’analisi logica, sta per ‘noi’. Comprendere noi stessi.

Come una trottola che girovaga ora a destra ora a sinistra, ma mantenendo fisso il proprio baricentro rotante, così in fondo, l’unica compagnia che non mancherà mai di affiancarci, qualunque sia la nostra destinazione, è l’insostenibile leggerezza (3) d’essere noi stessi. Per quanto vortichi, la trottola rimane centrata sul proprio asse. Lasciando cadere la metafora, come credo si intuirà, la mia lettura incede a partire da un assunto ben preciso, ormai consolidato nel mio deposito di ‘attrezzi filosofici’, pragmatisti: ‘Siamo ciò che facciamo, e ciò che facciamo ci fa così come siamo’. Questo è il circolo vizioso, temo, a cui siamo condannati.

Perchè si ghosta? Perchè si viene ‘ghostati’? Cosa ci accade “vita, natural-durante” quando questa pratica, questo ‘abito’, si intrama nelle nostre relazioni, sfrondandole e sfrondandoci dall’interno?

Estendendo il concetto a qualunque pratica che comporti l’interruzione improvvisa di comunicazioni e contatti multimediali con un partner, con qualcuno che si sta frequentando o con cui si era soltanto entrati in corrispondenza (4), un sondaggio del 2019 condotto da BuzzFeed (5) ha individuato otto motivazioni principali per il comportamento di chi ‘ghosta’: scarso interesse, relazione marginale a causa dei troppi impegni, silenzio prolungato, mancanza di fiducia, impersonalità dell’ambiente chat, sensazione di non dovere il proprio tempo all’altro, emotività disfunzionale con radici infantili e attivazione di meccanismi di difesa. Eccolo il profilo sfocato del ghoster, la sua ‘fenomenologia’ di facciata.

Per comprendere. Il Ghosting come pratica culturale normalizzata

“Non mi interessa abbastanza. La mia vita è caotica, non posso impegnarmi in una frequentazione stabile. Ormai è tardi: é passato troppo tempo dall’ultimo messaggio. In fondo questa relazione non ha futuro: perchè investire? Meglio stroncarla sul nascere. é sempre una chat: se non rispondo, non succede nulla. Non sono fatto per una relazione. Non voglio soffrire…e poi se lo merita”.

Chi non ha peccato, scagli la prima pietra. Se dicessi in tutta coscienza che questo flusso di pensieri, un po’ claudicante, eppure di conturbante verità, mi è del tutto estraneo, che mai neppure uno di questi meccanismi di giustificazione morale mi ha tentato, sedotto, vinto…MAI, allora mentirei, a voi che leggete, ma pure a me stessa, è ciò mi sarebbe imperdonabile. 

“La menzogna più difficile da sopportare è quella che diciamo a noi stessi”. Così Nietzsche in Aurora (1881), frammento 48. 

E allora? Forse, tutt’al più, alcuni/e di voi mi ricoprirebbero di insulti, griderebbero all’ipocrisia di chi scrive, e pure condanna. L’hater da tastiera. Altri/e potrebbero in fondo lasciar correre, con indifferenza. Ognuno fa quel piace. L’apatico. Qualcuno/a ammetterebbe di aver fatto lo stesso, anche se solo per una volta, e non in mala fede. Il pio…. E poi chissà…Ma qui, non si tratta nè di detestare nè di irridere, ma di comprendere per quale ragione questo fenomeno di costume sia ormai, pare innegabile – questo è il sentiment dell’autrice – una pratica culturale normalizzata, e in rapida crescita, un abito (6) per l’appunto.

“il 46% degli italiani dichiara di essere stato ghostato. Ben il 75% degli italiani tra i 18 e i 24 anni ha subito ghosting, seguito dal 70% di quelli tra i 25 e i 34 anni” (Unobravo, 2015)

Senza indagare la bontà dei dati raccolti da Unobravo (2015) con un sondaggio online, ‘prendendoli per buoni’, mi chiedo, vi chiedo…cosa CI accade? Cosa accade a chi subisce il ghosting? (7)

“Il ghosting può portare a sentimenti di abbandono, isolamento e insicurezza che minano significativamente il senso di autostima e la stabilità emotiva” (American Institute of Health Care Professionals, online)

Chi viene ghostato, a vario titolo, e in vario modo, soffre. Più o meno intensamente, ma pare proprio che soffra. E che tale sofferenza dipenda dalla mancanza di chiarezza, dall’ambiguità subita, con cui si viene cancellati, senza motivo. E per l’essere umano, che è perennemente alla ricerca di un senso (8), – così si tediano a sentenziare i filosofi- è un girone infernale, dove tutto continua, identico a se stesso, senza fine, senza la grazia di un addio.

Dammi solo un minuto per dirti: addio. Sulla contro-arte del non ‘ghostarsi’

Diciamo addio allora, o anche soltanto arrivederci. Arrischiamoci a scrivere anche un telegrafico ‘ciao’, per poi magari aggiungere ‘dovrei dirti una cosa’. Parliamo, prendiamoci un minuto per l’Altro. Non è poi gran cosa. Rompiamo il sortigelo dell’evanescenza. Che ‘Ghost’ ritorni ad essere nient’altro che il titolo di quel film d’amore strappalacrime degli anni ‘90, dove l’affascinante Patrick Swayze riesce a dire ‘ti amo’ all’amata solo dopo essere scomparso prematuramente, ed esserle rimasto accanto durante l’intera pellicola, per proteggerla e condividerne lo strazio che sempre porta con sè la perdita di una persona cara. Solo da ‘fantasma’  – ironia della sorte – sa aprirle il suo cuore. ‘Ti amo’ le dice, prima di scomparire nella luce’. Due parole attese da Lei con trepidazione, ormai senza più speranza.

Calato il sipario, cosa ci resta di quell’iconico piano sequenza?

Perché esiste il ghosting? Non sappiamo rispondere, e anche se volessi tentare sarà per un altro articolo. So di aver sconfinato, e che la vostra attenzione ormai sarà sovraccarica. 

Datemi solo un minuto, neppure… per un invito a voi, a me, a noi.

Lasciamo che i nostri occhi si riempano di lacrime come quelli di Demi Moore nella scena dell’addio, amare, certo, ma anche dolci, perchè dall’altra parte non ci sono due spunte, blu-algide, ma il viso di un altro essere umano, a cui si dice: ‘ADDIO. Stare insieme è finita. È stato un bel tempo il mio tempo con te.” Lasciamoci la possibilità di essere rispettosi verso l’Altro, e di rispettare Noi Stessi, dando fiato, con delicatezza, alla profondità dei nostri pensieri. 

Riscopriamo l’arte rispettosa e nobile del ‘dirsi addio’ ai tempi del ‘ghosting’.

“Dammi solo un minuto un soffio di fiato. […] Un attimo ancora […] stare insieme è finito. Abbiamo capito, ma dirselo è dura. Svegliati svegliami dai. Cosa fai? Ma è vero che sta tremando il tuo respiro, ma sì che è proprio vero. Come mai i tuoi occhi ora stanno piangendo? dimmi che era un sogno e ci stiamo svegliando…”

Note

(1) Ermenèutica s. f. [dal gr. ἑρμηνευτική (τέχνη), propr. «arte dell’interpretazione»; v. ermeneutico]. – Arte, tecnica e attività d’interpretare il senso di testi antichi, leggi, documenti storici e simili, soprattutto in quanto presentino notevoli difficoltà.Più recentemente, nella filosofia contemporanea, il termine è stato assunto per indicare il metodo del comprendere proprio della filosofia, e in partic., nello storicismo e poi nella fenomenologia (spec. di M. Heidegger). (Treccani, online)

(2) Baruch, Spinoza (1677) [1928]. L’Etica (trad. it. di Piero Martinetti) Paravia, 1928, p. 75. Disponibile Online.

(3) Il riferimento tra le righe va al romanzo di Milan Kundera (1982): L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere’.

(4) “Ghosting is when someone stops responding to messages and disappears from a relationship without explanation, usually in the context of dating. The term can also be used for any situation where a person abruptly stops communicating or showing up, such as when a friend starts ignoring your texts or when an employee just stops showing up to work without ever formally quitting’. Kelly Gonsalves, “The Ultimate Guide to Ghosting: Why People Do It, How to Respond & More,” mindbodygreen, March 23, 2023, https://www.mindbodygreen.com/articles/ghosting.

(5) BuzzFeed è un’azienda di media digitali fondata a New York nel 2006. Nasce come sito dedicato a contenuti virali, curiosità e intrattenimento, ma nel tempo ha sviluppato anche una sezione giornalistica (BuzzFeed News, attiva fino al 2023) che si è occupata di inchieste e reportage.

(6) Seppur non sia possibile approfondire, rimando il lettore che ne abbia l’interesse ad approfondire il concetto di abito sviluppato all’interno della tradizione Pragmatista, con un particolare riferimento all’elaborazione teorica di Charles Sanders Peirce. Si riporta di seguito una delle definizioni più cristalline propose dall’autore: “A habit is not an affection of consciousness: it is a general law of action, such that, on a certain general type of occasion, one will be more or less ready to act in a certain manner.” (CP 2.148). Di seguito, la fonte: Peirce, C. S. (CP). (1931–1958). The Collected Papers of Charles Sanders Peirce,
vols .1–8. Hartshorne, C., Weiss, P. & Burks, A. W. (Eds.) Cambridge: Harvard
University Press.

(7) “The psychological impact of being ghosted significantly contributes to an individual’s emotional turmoil, often resulting in feelings of confusion, rejection, and self-doubt. […] Victims of ghosting may grapple with persistent feelings of inadequacy, leading to anxiety and depression, as unresolved emotional attachments linger long after the relationship has ceased. The sudden and unexplained withdrawal from a relationship can leave individuals questioning their self-worth and fueling insecurities that may have previously been managed or suppressed. The shock of being ghosted can be a significant blow to one’s emotional resilience, making it difficult to navigate future encounters and potentially impacting their trust in others. This trauma can be further compounded by societal norms that trivialize ghosting, making victims feel isolated in their experiences and reluctant to share their pain with others […]”. AIHCP (American Institute of Health Care Professionals). 2025. “Mental Abuse of Ghosting and Gaslighting in Relationships.” AIHCP, April 2, 2025. https://aihcp.net/2025/04/02/mental-abuse-of-ghosting-and-gaslighting-in-relationships/AIHCP

Alexia Buondioli

Laureata in Filosofia Teoretica ed iscritta alla magistrale di Scienze Filosofiche presso Unimi, individuo nella scrittura e nel viaggio le mie frontiere esistenziali. Mi nutro di attività sportiva, relazioni interpersonali e caos creativo.

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