Uno sguardo nuovo

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Oggi, 15 ottobre 2023, ricorrono cent’anni dalla nascita di Italo Calvino. Non è quindi un caso che questa sia anche la data che abbiamo scelto per l’inaugurazione di Rivista Palomar, nuovo magazine online di filosofia che al romanzo di Calvino del 1983 deve nome e logo (un geco stilizzato; chi l’ha letto, sa).

Una nuova tappa, questa, nel cammino del piccolo, grande network dell’associazione culturale Il fascino degli intellettuali; una storia iniziata ormai più di dieci anni fa e che, dopo la nascita – nell’ordine – di Frammenti Rivista, NPC Magazine e Magma Magazine, oggi si arricchisce di un nuovo capitolo. Proprio in seno alla nostra nave ammiraglia – Frammenti Rivista – si è formata ed è cresciuta la redazione di Rivista Palomar, ora pronta per il grande passo.

La rivista, dicevamo, è un omaggio al romanzo Palomar di Calvino del 1983: come spieghiamo nell’anti-manifesto, il protagonista, il Signor Palomar, è un uomo che osserva e che scruta attentamente, un contemplativo. Un uomo che, come scrive l’autore, «si mette in marcia per raggiungere, passo a passo, la saggezza. Non è ancora arrivato».

Questo dunque il senso di Rivista Palomar: provare a costruire una prospettiva che non sappia però risolversi in una parola definitiva, che trovi cioè nell’apertura e nella continua ridiscussione di ciò che vede la propria idea di conoscenza. In Palomar questo gioco di sguardi – in cui l’interno si rovescia continuamente nell’esterno, in cui l’occhio si trova riassorbito in ciò che guarda e poi restituito, in cui, di una cosa, «Palomar non è mai sicuro se l’ha vista o non l’ha vista» – questo gioco di sguardi, così vogliamo leggerlo, è segno della configurazione variegata del visibile. 

La suddivisione delle rubriche tenta di riflettere quest’eterogeneità. Il corpo della rivista si articola su tre assi filosofici principali, Figure, Ibridamenti, Linee di fuga, sostenuti ai margini da Recensioni e Traduzioni.

In Hegel il concetto di figura designa il momento centrale, il fuoco, nel quale forze antagoniste convergono per coagularsi entro un’unità individualizzata. La figura è una forma logica che raccoglie le affinità strutturali delle varie manifestazioni dell’attività della coscienza. Ma la figura è anche il luogo dove il tentativo di definire una forma dell’oggettività è messo in scacco dalla coscienza stessa, che, spinta all’autoesame, si risolve continuamente per la demolizione dell’oggettività così raggiunta. La sezione Figure ospiterà quindi contributi, dall’ampio respiro teoretico, che ambiscono a raccogliere in unità manifestazioni culturali (anche se diremmo volentieri “spirituali”) che tagliano verticalmente il tempo storico, per porsi piuttosto al livello del concetto. In Figure ragioniamo di ciò che ci sembra andare oltre l’orizzonte del nostro presente. 

Secondo Bruno Latour, la modernità occidentale trova la sua cifra nella pretesa separazione del dominio della scienza (e quindi della natura) da quello della politica (e quindi della storia), purificando idealmente l’uno dall’altro i due poli di questo binomio, sia da un punto di vista metodologico, con la conseguente suddivisione in scienze della natura e scienze dello spirito, sia dal punto di vista ontologico. E tuttavia nella prassi questo taglio netto non ha mai trovato una realizzazione effettiva, lasciando il posto a una produzione costante di ibridi, oggetti e concetti nei quali natura e storia, scienza e politica sono indissolubilmente legati, al punto da divenire inseparabili. La sezione Ibridamenti ospiterà contributi che assumono questo intreccio come loro vettore d’analisi, ponendosi all’intersezione fra saperi diversi per mostrare come attraverso la loro interazione sia possibile pensare più da vicino un certo oggetto, una determinata questione. In Ibridamenti ragioniamo al confine di campi del sapere differenti, lì dove i loro bordi si toccano e sfumano. 

Linea di fuga è un concetto impiegato a più riprese da Deleuze e Guattari. Per Deleuze, la scrittura americana incarnava l’idea autentica di un viaggio che non è mosso dall’esotismo, ma che disfà il viaggiatore stesso, deterritorializzandolo, aprendolo ad altri spazi ed altri tempi – incarnava l’idea di una linea, cioè, che non tenta di risolvere questioni, ma di proiettarsi al di là di un confine già dato. La linea di fuga esce da sé stessa, è il movimento centrifugo attraverso il quale si diviene, ci si trasforma, si frattura un’unità ritenuta sacra. La sezione Linee di fuga ospiterà quindi contributi animati dal tentativo di “sortir”, uscire, riconfigurare i bordi di un discorso o di una prassi in una nuova direzione. In Linee di fuga ragioniamo su come si possa essere altrimenti da ciò che si è. 

Ai margini di queste rubriche, le Recensioni e le Traduzioni avranno la funzione di mantenere un contatto diretto e costante con il fuori, ospitando contributi che, da un lato, aprano sguardi critici su pubblicazioni filosofiche recenti, e dall’altro rendano disponibile al lettore e alla lettrice italiani testi già apparsi altrove, ma rilevanti per noi. 

Eccoci dunque all’inizio di questa nuova strada non battuta, che non sappiamo ancora a cosa conduca, se sia interrotta o infine solo un ramo di un tragitto più lungo. Pazientemente, però, proveremo a risalirla. 

Giovanni Fava

Classe 1996; filosofia, Antropocene, geologia. Perlopiù passeggio in montagna.

Michele Castelnovo

Classe 1992. Laureato in Filosofia. Giornalista pubblicista. Direttore di Frammenti Rivista e del suo network. Creator di Trekking Lecco. Vedo gente, scrivo cose. Soprattutto, mi prendo terribilmente poco sul serio.

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